venerdì 29 gennaio 2016

The relationship between the child and parents in Gestalt therapy

(This image is taken from the site: http://www.istitutocreativita.eu/Pages/pagina_base.aspx?ID=43284b15-519e-4cb8-a94d-65f05d049c73).

The child lives the relationship with his parents following a model of relational or phenomenological field (M. Spagnuolo Lobb, The now for the next in psychotherapy - Gestalt therapy told in post-modern society, Franco Angeli, 2011).
The plot of relationships experienced by the child represents the relational field.
When the child enters into a relationship with the parents he establishes contact with the environment. His perception is oriented to the border of contact with his father and mother. The border of contact is the place where he meets with the parents. The child is oriented not only towards the border of contact between him and his parents. He is also oriented towards the border of contact between the father and the mother. He is therefore able to understand what happens at the border of contact between them (M. Spagnuolo Lobb, 2011)
The relationship experienced by the child is the emergence of a figure from the background, which means the phenomenological field (M. Spagnuolo Lobb, 2011).
The relationship between the parents, which is part of the background, is able to influence the relationship that the child is experiencing at the moment (the figure).
The structuring of the field is therefore useful to understand the relational schema of the child. In fact, he will use the field to deploy its intentionality of contact. The intentionality of contact is the energy that leads him to seek contact with another individual.
The goal is to foster spontaneity and integrity of the child within the border of contact.

Come il bambino vive la relazione con i genitori

(La presente immagine è tratta dal sito: http://www.avislainate.it/579)

Il bambino vive la relazione con i suoi genitori secondo un modello di campo relazionale o fenomenologico (Spagnuolo Lobb M., Il now for next in psicoterapia - la psicoterapia della Gestalt raccontata nella società post-moderna, Franco Angeli, 2011).
L’intreccio delle relazioni vissute dal bambino rappresenta il campo relazionale.
Quando il bambino entra in relazione con i genitori egli instaura un contatto con l’ambiente. La sua percezione è orientata al confine di contatto con il padre e la madre. Il confine di contatto è il luogo in cui egli si incontra con i genitori.
Il bambino è orientato non solo verso il confine di contatto tra sé e i genitori. Egli è anche rivolto al confine di contatto tra il padre e la madre. Egli è pertanto in grado di capire ciò che accade al confine di contatto tra loro due (Spagnuolo Lobb M., 2011)
La relazione vissuta dal bambino rappresenta l’emergere di una figura dallo sfondo, ossia dal campo fenomenologico (Spagnuolo Lobb M., 2011).
La relazione tra i genitori, che fa parte dello sfondo, è in grado di influenzare la relazione che il bambino sta vivendo al momento (la figura).
La strutturazione del campo è pertanto utile per capire lo schema relazionale del bambino. Egli, infatti, utilizzerà il campo per dispiegare la sua intenzionalità di contatto. L’intenzionalità di contatto è l’energia che lo porta a cercare il contatto con un altro individuo.
L’obiettivo è favorire la spontaneità e l’integrità del bambino all’interno del confine di contatto.

martedì 26 gennaio 2016

The decline of the attention in the oldness

(This image is taken from the site: http://besport.org/sportmedicina/forza_anziani.htm).

Elderly people suffer a drop of attention from different points of view. It occurs in particular a reduction of selective attention (Sbattella, 2015). This type of attention has the function to select the input information, eliminating the irrelevant. Studies have shown that older people take longer for young people in the tasks of visual and auditory selecting (Robin and Rizzo, 1992).
There is also a divided attention, which is to conduct several tasks simultaneously. The results of some investigations show a decrease of divided attention for complex tasks in which it is relevant the working memory (Brouwer, 1991).
A third aspect is sustained attention, which is to keep the focus on a given task. Also in this case the provision of the elderly suffers a decrease in relation to age.
The effect of decreased attention may be restricted from learning behaviors that are automated with the habit. The elderly people are in degrees to learn such behaviors as long to have the necessary time (Fisk, Rogers, 1991).
These studies are useful in order to understand how to interact with elderly people and provide useful support (Sbattella, 2015).

lunedì 25 gennaio 2016

Il calo dell’attenzione negli anziani

(La presente immagine è tratta dal sito: http://besport.org/sportmedicina/forza_anziani.htm).

Gli anziani subiscono un calo dell’attenzione sotto differenti punti di vista. Si verifica in particolare una diminuzione dell’attenzione selettiva (Sbattella, 2015). Questo tipo di attenzione ha la funzione di selezionare l’informazione in ingresso, eliminando quella irrilevante. Alcuni studi hanno dimostrato che gli anziani impiegano più tempo dei giovani nei compiti di selezione visiva ed uditiva (Robin e Rizzo, 1992).
Esiste anche l’attenzione divisa, che consiste nello svolgere più compiti contemporaneamente. I risultati di alcune ricerche evidenziano un decremento dell’attenzione divisa per i compiti complessi in cui viene in rilievo la memoria di lavoro (Brouwer, 1991).
Un terzo aspetto è l’attenzione sostenuta, che consiste nel mantenere l’attenzione su un determinato compito. Anche in questo caso la prestazione degli anziani subisce un decremento in relazione all’età.
L’effetto della diminuzione dell’attenzione può essere limitato dall’apprendimento di comportamenti che con l’abitudine vengono automatizzati. Gli anziani sono in gradi di apprendere tali comportamenti a patto di avere a disposizione il tempo necessario (Fisk, Rogers, 1991).
Questi studi sono utili al fine di capire come interagire con l’anziano e fornire i supporti utili (Sbattella, 2015).

The construction of identity in adolescence

(This image is taken fron the site: http://privilegeofparenting.com/2009/12/20/searching-for-your-true-self-check-out-your-kindergarten-pictures)

Identity is what allows the individual to feel the same person in space and time. It embraces the self-knowledge and the experience gained about themselves (Sbattella, Castles, Pines, 2015).
Erikson is one of the authors who studied in greater depth the process of construction of identity in adolescence. He believed that the identity was a psychosocial phenomenon. This phenomenon includes various aspects, such as biological, cultural, organizational and personal experience.
The psychologist Marcia has developed a model that is based on various states of identity. According to Marcia exist four states of identity. They are the acquisition, the moratorium, blocking and dissemination (Sbattella, Castles, Pines, 2015).
In the state of acquisition teen has explored various alternatives available and implemented specific commitments.
In the phase of the moratorium, however, the teenager is still in the exploratory phase. Therefore, the commitment has not yet reached the maximum level.
The young man who is in the state of the block has taken on many commitments without having adequately explored the possibilities.
The guy who is in the state of diffusion, finally, has entered into a reduced exploration. His level of commitment is low.
The prospect of Coleman is called focal model of adolescence. The author believes that the young man in question has to deal with the problems of acceptance of the bodily self, the separation from family and acceptance by the group. The teenager is able to solve these problems if they arise in succession. If these problems occur together, however, the adolescent may experience psychological disorders.

La costruzione dell’identità nell’adolescente

(La presente immagine è tratta dal sito: http://blog.mistercredit.it/2010/10/03/identita-personalita-e-reputazione-digitali).

L’identità è ciò che consente all’individuo di sentirsi lo stesso individuo nello spazio e nel tempo. Essa ingloba la conoscenza di sé stessi e l’esperienza maturata in relazione al sé (Sbattella, Castelli, Pini, 2015).
Erikson è uno degli autori che ha studiato in modo più approfondito il processo di costruzione dell’identità nell’adolescenza. Egli riteneva che l’identità fosse un fenomeno psicosociale. Tale fenomeno comprende vari aspetti, come quello biologico, culturale, dell’organizzazione personale e dell’esperienza.
Lo psicologo Marcia ha elaborato un modello che si basa su vari stati dell’identità. Secondo Marcia esistono quattro stati dell’identità. Essi sono l’acquisizione, il moratorium, il blocco e la diffusione (Sbattella, Castelli, Pini, 2015).
Nello stato dell’acquisizione l’adolescente ha esplorato le varie alternative a disposizione e messo in atto degli impegni seri.
Nella fase del moratorium, invece, l’adolescente si trova ancora nella fase esplorativa. Per tale motivo l’impegno non ha ancora raggiunto il livello massimo.
Il giovane che si trova nello stato del blocco ha assunto numerosi impegni ma senza aver esplorato in modo adeguato le varie possibilità.
Il ragazzo che si trova nello stato della diffusione, infine, ha posto in essere un’esplorazione di tipo superficiale. Il suo livello di impegno è basso.
La prospettiva di Coleman è chiamata modello focale dell’adolescenza. L’autore in questione ritiene che il giovane debba affrontare i problemi dell’accettazione del sé corporeo, della separazione dalla famiglia e dell’accettazione da parte del gruppo. L’adolescente è in grado di risolvere tali problemi se si presentano in successione. Se questi problemi si presentano insieme, invece, l’adolescente può andare incontro a disturbi psicologici.

Interactions in family and parenting styles

(This image is taken from the site: http://www.haemophilia.ie/content.php?id=5)

The family is the first social context for child. It is characterized by being composed of actors of protection and security for children. It is a small group that facilitates the learning of rules (Carrubba and Castelli, 2015).
Systems theory has tried to study the influences of the family on individual members. They depend on the individual components, the relationships between them and the external events.
According to this theory, the conduct of the parents, the child's characteristics and the context of reference affect the baby's development.
The psychological characteristics of the parent, the socio-cultural variations and the child's temperament affect instead the role of parent.
Some authors have identified several parenting styles (Carrubba and Castelli, 2015). The scientist Schaefer highlighted in particular the democratic, overlooking, overprotective and authoritarian styles. The first is characterized by high levels of concern and permissiveness. Overlooking style, however, it is based on high permissiveness and hostility. In overprotective style parents are very strict and reminders. In the authoritarian style, finally, there is a high severity and hostility.
There are limits in the model of parenting styles. This model, for example, has not been adapted to different cultures. These limits are less stringent if it adopts a multi-factor model of parenting. It considers factors proximal, as the child's temperament and distal factors. A distal factor is for example the social network.

Interazioni in famiglia e stili genitoriali

(La presente immagine è tratta dal sito: http://www.comune.monteprandone.ap.it/article.php?sid=1416).

La famiglia rappresenta per il bambino il primo contesto sociale. Si caratterizza per essere composta da soggetti che offrono protezione e sicurezza ai figli. È un piccolo gruppo che facilita l’apprendimento di regole di comportamento (Carrubba e Castelli, 2015).
La teoria dei sistemi ha cercato di studiare le influenze della famiglia sui singoli membri. Esse dipendono dai singoli componenti, dalle relazioni tra di essi e dagli eventi esterni.
Secondo questa teoria la condotta dei genitori, le caratteristiche del bambino e il contesto di riferimento influenzano lo sviluppo del bambino.
Le caratteristiche psicologiche del genitore, le varianti socio-culturali e il temperamento del bambino influenzano invece il ruolo del genitore.
Alcuni autori hanno individuato vari stili genitoriali (Carrubba e Castelli, 2015). Lo studioso Schaefer ha evidenziato in particolare gli stili democratico, trascurante, iperprotettivo e autoritario. Il primo si caratterizza per alti livelli di sollecitudine e permissività. Lo stile trascurante, invece, si basa su alta permissività e ostilità. Nello stile iperprotettivo i genitori sono molto severi e solleciti. Nello stile autoritario, infine, esiste un’alta severità e ostilità.
Esistono dei limiti interni al modello degli stili parentali. Il modello in questione, ad esempio, non è stato adattato a culture diverse da quella occidentale. Questi limiti sono meno stringenti se si adotta un modello multifattoriale di genitorialità. Esso prende in considerazione fattori prossimali, come il temperamento del bambino e fattori distali. Un fattore distale è ad esempio la rete sociale.

sabato 23 gennaio 2016

Creativity, lateral thinking and PO thinking

(This image is taken from: http://buonsenso.eu/francesco-e-la-creativita).

In order to conceive of creativity we can refer to the so-called lateral thinking theorized by the scientist De Bono. Lateral thinking is opposed to the vertical.
Vertical thinking operates in connection to customary and sequential patterns. Lateral thinking instead involves the use of unfamiliar patterns of reasoning. It allows us to move from one scheme to another.
De Bono has theorized the so-called PO thinking. It gives importance to the assumptions and exploration. The PO works through the use of solutions at first sight impossible. It also develops through the combination of concepts not connected. The use of the PO also happens when we seek new solutions even in the presence of an appropriate response.
The user of the OP thinking has an attitude based on exploration and the search for impossible solutions. He wants to break free from prejudice and dogmatism.
In order to stimulate creativity we can use different ways of thinking. We can choose, in fact, a way of thinking based on the information to an attitude focused on the feelings set. We can choose a critical point of view to an attitude focused on the benefits of an idea. A creative thinking requires to employ a point of view focused on the alternatives as well as a mode that deals instead of the priorities.

Creatività, pensiero laterale e PO thinking

(La presente immagine è tratta dal sito http://www.memorizzare.eu/index.php/category/creativita/page/17)

Al fine di concepire la creatività possiamo fare riferimento al cosiddetto pensiero laterale teorizzato dallo studioso De Bono. Il pensiero laterale si oppone a quello verticale (De Caroli, 2009).
Il pensiero verticale opera in connessione a schemi consuetudinari e sequenziali. Il pensiero laterale invece comporta l’utilizzo di schemi di ragionamento non familiari. Esso ci consente di passare da uno schema ad un altro.
Lo studioso De Bono ha teorizzato il cosiddetto PO thinking. Esso dà rilevanza alle ipotesi e all’esplorazione. Il PO funziona attraverso l’impiego di soluzioni a prima vista impossibili. Esso si sviluppa inoltre anche tramite l’accostamento di concetti non connessi. L’utilizzo del PO avviene anche quando cerchiamo nuove soluzioni anche in presenza di una risposta adeguata.
L’utilizzatore del PO thinking ha un atteggiamento basato sull’esplorazione e la ricerca di soluzioni impossibili. Egli vuole liberarsi dai preconcetti e dal dogmatismo.
Al fine di stimolare la creatività possiamo utilizzare modi di pensare differenti. Possiamo alternare, infatti, una modalità di pensiero basata sulle informazioni ad un modo di riflettere impostato sui sentimenti. Possiamo alternare un punto di vista critico ad un atteggiamento focalizzato sui benefici apportati da un’idea. Un pensiero creativo richiede di impiegare un punto di vista focalizzato sulle alternative nonché una modalità che si occupa invece delle priorità.

venerdì 22 gennaio 2016

Adults and parenting

(This image is taken from the site: http://www.icgranarolo.it/genitori).

The parental role intersects with the concepts of accountability and continuous adaptation. It brings with it the need for repeated adjustments made necessary by the construction of new family relationships and work (Cecchetto, 2015).
The adaptation of the adult stage is linked with the continuous changes crossed by the new generations.
The parental role involves the need to put in place the appropriate behaviors. The past patterns are no longer able to orient it. This is because modern society has become more complex, and this has had repercussions in the family.
The parental roles, in particular, are becoming increasingly interchangeable and shortly outlined. Parents are increasingly unable to contain the fragility and emotions.
You can identify four types of communication styles within the family (Orlandini and others). Each style has advantages and disadvantages and it is the duty of parents to choose the appropriate style according to the situation.
The first is communication style friendly. This style is typical of everyday life. The goal is to avoid conflicts and disagreements.
The second style is to control. It is based on the imposition of rules without explanation. The style in question, on the one hand, it is necessary to drive the growth of the children. On the other side, however, it can cause problems. Style exclusively communicative affect self-esteem and does not facilitate growth and emotional autonomy of the child.
Another style is communicative. It allows you to reflect and examine the consequences of a particular choice. This style requires the expression in the first person, and urges the answer in the form of feedback.
The latest style is affectionate and cooperative. It is based on understanding and empathy. It is a style appropriate adolescence, because it helps the construction of the self.


Gli adulti e la genitorialità

Il ruolo genitoriale si interseca con i concetti di responsabilità e di adattamento continuo. Esso comporta infatti la necessità di ripetuti adattamenti, resi necessari dalla costruzione di nuove relazioni familiari e lavorative (Cecchetto, 2015).
L’adattamento della fase adulta si lega con i continui mutamenti attraversati dalle nuove generazioni.
Il ruolo genitoriale comporta la necessità di porre in essere dei comportamenti adeguati. Gli schemi passati non sono più in grado di orientarlo. Ciò in quanto la società moderna è diventata più complessa e ciò ha avuto delle ricadute nell’ambito familiare.
I ruoli genitoriali, in particolare, stanno diventando sempre di più intercambiabili e poco delineati. I genitori sono sempre meno in grado di contenere la fragilità e l’affettività.
È possibile individuare quattro tipi di stili comunicativi all’interno della famiglia (Orlandini e altri). Ogni stile ha dei vantaggi e svantaggi ed è compito dei genitori scegliere lo stile adatto in base alla situazione.
Il primo è lo stile comunicativo amichevole. Questo stile è tipico della vita quotidiana. L’obiettivo è evitare conflitti e disaccordi.
Il secondo stile è quello di controllo. Esso si basa sull’imposizione di regole senza dare spiegazioni. Lo stile in questione, da un lato, è necessario per guidare la crescita dei figli. Dall’altro lato, tuttavia, può comportare dei problemi. Uno stile esclusivamente comunicativo intacca l’autostima e non facilita la crescita emotiva e dell’autonomia del figlio.
Un altro stile è quello comunicativo. Esso consente di riflettere e di esaminare le conseguenze di una determinata scelta. Tale stile richiede l’espressione in prima persona e sollecita la risposta in forma di feedback.
L'ultimo stile è quello affettuoso e collaborativo. Esso si basa sulla comprensione e l'empatia. E' uno stile adeguato nell'adolescenza, perché aiuta la costruzione del sé. 





giovedì 21 gennaio 2016

The body in adolescence

(This image is taken from the site http://www.alfemminile.com/donne-societa-diritti-della-donna/adolescenti-comportamento-problemi-adolescenza-d13897.html).

The body can not be considered a thing possessed but a field of experience. Some authors refer to the concept of body schema (Sbattella, Castles, Pines, 2015). It indicates the construction of the neurophysiological representation of body. However, we must also consider the physical identity. It is the features and quality that the individual attaches to his body.
The teenager through somatic and psychological changes very strong. These changes are related in a relational and social environment in which it is inserted.
The somatic transformations are characterized by individual variability. In females the growth spurt occurs on average two years earlier than males (Sbattella, Castles, Pines, 2015).
The psychological impact of these changes is variable. Some young people incur in the so-called evolutionary arrhythmia. It manifests itself when during development appear inharmonies physical appearance.
They can happen early or late puberty. This early development has different effects in males and females. From the psychological point of view, in fact, for males in general is an advantage. For females, however, the opposite situation occurs.
During adolescence the young also builds their gender identity. It consists of many factors. They are the biological, subjective, cognitive, social, educational and cultural. The young can for example recognize the differences in how you feel on a subjective level, in its cognitive assessment and social representation, which corresponds to how he thinks others see.
In this respect many authors pose the importance of socialization context in which you put the development of sexual role (Huston and Alvarez, 1990).


La questione corporea nell’adolescente

(La presente immagine è tratta dal sito http://www.alfemminile.com/donne-societa-diritti-della-donna/adolescenti-comportamento-problemi-adolescenza-d13897.html).

Il corpo non può essere considerato una cosa posseduta ma un campo di esperienza. Alcuni autori al riguardo fanno riferimento al concetto di schema corporeo (Sbattella, Castelli, Pini, 2015). Esso indica la costruzione neurofisiologica della rappresentazione corporea. Dobbiamo tuttavia considerare anche l’identità corporea. Essa rappresenta le caratteristiche e qualità che l’individuo attribuisce al proprio corpo.
A tale riguardo l’adolescente attraversa cambiamenti somatici e psicologici molto forti. Questi cambiamenti trovano un correlato nel campo relazionale e sociale in cui è inserito.
Le trasformazioni somatiche sono caratterizzate da una variabilità individuale. Nelle femmine lo scatto di crescita (spurth of growth) si manifesta in media due anni prima rispetto ai maschi (Sbattella, Castelli, Pini, 2015).
L’impatto psicologico di questi cambiamenti è variabile. Alcuni giovani incorrono nella cosiddetta aritmia evolutiva. Essa si manifesta quando nel corso dello sviluppo compaiono disarmonie nell’aspetto fisico.
Possono accadere anche anticipi o ritardi puberali. La precocità nello sviluppo ha effetti differenziati nei maschi e nelle femmine. Dal punto di vista psicologico, infatti, per i maschi in genere rappresenta un vantaggio. Per le femmine, invece, si verifica la situazione opposta.
Nel corso dell’adolescenza il giovane costruisce inoltre la propria identità di genere. Essa è composta da numerosi fattori. Essi sono l’aspetto biologico, soggettivo, cognitivo, sociale, educativo e culturale. Il giovane può ad esempio ravvisare delle differenze nel come si sente a livello soggettivo, nella sua valutazione cognitiva e nella rappresentazione sociale, che corrisponde a come pensa che gli altri lo vedano.
A tale riguardo numerosi autori pongono importanza al contesto di socializzazione in cui si inserisce lo sviluppo del ruolo sessuale (Huston e Alvarez, 1990).


mercoledì 20 gennaio 2016

Stress in expectant fathers

(This image is taken from the site http://charlasbiblicas.blogspot.com/2010/06/rol-del-esposo-y-padre-de-familia.html).

Taking the role of a parent often means stress. A recent survey by De Caroli and Sagone addressed this aspect. The scientists have attempted to verify the presence of stress in fathers. The study drew a distinction between expectant fathers and fathers with children.
The study showed that expectant fathers perceive a higher level of stress than those with children. This entails the need to provide support interventions for these subjects.
Participation in a specific training can indeed improve the perception of fathers as to their role. Another survey conducted by Borisenko (2007) has dealt with this aspect. The survey found higher levels of self-esteem in participants in these trainings.
The development of stress, however, entails a worse representation of himself, motherhood and fatherhood (De Caroli and Sagone, 2011).
Therefore, action is needed on the causes of occurrence of stress. It must also work towards the reduction of stress.



Lo stress nei padri in attesa

(La presente immagine è tratta dal sito http://charlasbiblicas.blogspot.com/2010/06/rol-del-esposo-y-padre-de-familia.html).

L’assunzione del ruolo di genitore spesso comporta stress. Una recente indagine condotta da De Caroli e Sagone ha affrontato questo aspetto. Le studiose hanno tentato di verificare la presenza di stress nei padri. Lo studio ha stabilito una distinzione tra padri in attesa e padri con figli.
Lo studio ha dimostrato che i padri in attesa percepiscono un maggior livello di stress rispetto a quelli con figli. Ciò comporta la necessità di predisporre interventi di supporto per questi soggetti.
La partecipazione ad un training specifico può infatti migliorare la percezione dei padri in ordine al loro ruolo. Un’altra indagine condotta da Borisenko (2007) si è occupata di questo aspetto. L’indagine ha evidenziato livelli più alti di autostima nei partecipanti a questi training.
Lo sviluppo dello stress, invece, comporta una valutazione peggiore di , della maternità e della paternità (De Caroli e Sagone, 2011).
Occorre intervenire pertanto sulle cause di insorgenza dello stress. È necessario anche adoperarsi per la riduzione dello stress.


Fears in the life cycle.

(This image is taken from the site http://www.esseredonnaonline.it/psiche/paure-infantili-istruzioni-per-uso).

Fear is an emotional state of the individual in the face of a real or imaginary danger. This emotional state cancels or reduces the defenses of the subject for a certain period of time.
Fear must be understood as a process in which they are raised different aspects of the person. Indeed, it should be seen as a process of interaction between the individual and the environment.
From the point of view of neuroscience we identified three neuronal circuits underlying fear. The first is the oldest. This system makes sure that the body, the face of fear, reacts as in a state of paralysis. This circuit indicates a state of emergency or alarm, with a whole range of other physical reactions such as accelerated heartbeat.
The second circuit is rational and allows us to evaluate the fear so as to find useful solutions to overcome it.
The third circuit is conscious, which allows us to evaluate the options that emerged from the circuit rational.
So that the fear to take place, however, it is required of the mechanisms of cognitive assessment supported by behavioral responses of the subject.
The various fears of the individual can be summarized based on age (Farina, 2015).
At birth, in fact, the child's fear is focused on the loud noises or pain. A two to three years is the fear of strangers and new places and emerges the fear of the dark.
In four or five years there are the fears related to fictional characters, like ghosts or the wolf.
School age appear the fears of negative experiences, such as an animal that has bitten or an accident. During adolescence fear moves to social contexts. The guy starts to be afraid of being laughed at or evaluation. During the growth varies the way you handle fear.
From an early stage of addiction, the child is able to manage the fears alone.
Fears, however, should never be repressed, but should be heeded and transformed elements unthinkable thinkable elements (so-called alpha elements; Dafter, 1996).

martedì 19 gennaio 2016

I rapporti tra coetanei nel bambino

(La presente immagine è tratta dal sito http://www.universomamma.it/fare-shopping-insieme-ai-genitori-rende-felici-i-bambini).


Alcune ricerche recenti hanno dimostrato che il bambino, nell’età compresa tra i due e i quattro anni, sviluppa le abilità di relazione con i pari. Tale sviluppo è favorito dalla comparsa delle prime forme di pensiero operatorio concreto. Il bambino, inoltre, inizia ad assumere il punto di vista degli altri (cd. teoria della mente).

Dai sei ai dodici mesi di vita il bambino inizia a cercare l’interazione con altri coetanei (Carrubba e Castelli, 2015). Un esempio è il porgere un oggetto. Tali comportamenti, in questo stadio, non vengono tuttavia ricambiati.

Ad un anno compare l’interazione speculare. In un primo momento tale interazione è contemporanea. I bambini, in altre parole, iniziano a compiere azioni simili come ad esempio scegliere lo stesso giocattolo.

In un secondo momento l’interazione speculare diventa differita. L’azione viene prima compiuta da un bambino che poi si arresta. Il comportamento viene quindi ripetuto dall’altro.

A due-tre anni compaiono le interazioni complementari. Le azioni dei bambini vengono compiute di seguito e si completano in modo reciproco. I bambini, quindi, imparano a cooperare per un’attività comune. Le attività cooperative tendono ad aumentare con l’avanzare dell’età.

Nell’età prescolare e nei primi anni di quella scolare i bambini iniziano invece a porre in essere le attività di gruppo.

I recenti studi, pertanto, evidenziano l’importanza del contatto sociale con i coetanei per lo sviluppo del bambino (Molinari, 2002).

lunedì 18 gennaio 2016

Le paure nel ciclo di vita

(la presente immagine è tratta dal sito http://iperteam.com/2015/01/13/paura).

La paura è uno stato emotivo dell’individuo di fronte ad un pericolo reale o immaginario. Questo stato emotivo annulla o diminuisce le difese del soggetto per un determinato periodo di tempo.
La paura deve essere intesa come un processo in cui vengono in rilievo vari aspetti della persona. Essa, infatti, va vista come un processo di interazione tra l’individuo e l’ambiente.
Dal punto di vista delle neuroscienze sono stati individuati tre circuiti neuronali alla base della paura. Il primo è quello più antico. Questo sistema fa in modo che il corpo, di fronte alla paura, reagisca come in uno stato di paralisi. Questo circuito segnala uno stato di emergenza o allarme, con tutta una serie di altre reazioni fisiche come ad esempio il battito accelerato.
Il secondo circuito è quello razionale e ci permette di valutare la paura in modo tale da trovare delle soluzioni utili a superarla.
Il terzo circuito è quello conscio, che ci permette di valutare le opzioni emerse dal circuito razionale.
Affinché la paura abbia luogo, tuttavia, sono necessari dei meccanismi cognitivi di valutazione supportati da risposte comportamentali del soggetto.
Le diverse paure dell’individuo possono essere schematizzate in base all’età (Farina, 2015).
Alla nascita, infatti, la paura del bambino si focalizza verso i rumori forti o il dolore. A due-tre anni sorge la paura di persone sconosciute e di nuovi luoghi ed emerge la paura del buio.
A quattro-cinque anni sorgono le paure riferite a personaggi immaginari, come i fantasmi o il lupo.
In età scolare compaiono le paure legate ad esperienze negative, come ad esempio un animale che ha morso o un incidente.
Nel corso dell’adolescenza la paura si sposta ai contesti sociali. Il ragazzo inizia ad avere paura della valutazione o di essere deriso.
Nel corso della crescita varia il modo in cui si gestiscono le paure. Da una fase iniziale di dipendenza, il bambino riesce a gestire le paure da solo.
Le paure, tuttavia, non vanno mai represse, bensì vanno ascoltate e trasformate da elementi non pensabili ad elementi pensabili (cosiddetti elementi alfa; Dafter, 1996).

domenica 17 gennaio 2016

La relazione tra il modello operativo interno della madre e lo stile di attaccamento del figlio

(la presente immagine è tratta dal sito http://www.stateofmind.it/2013/10/attaccamento-conclusioni-parte5/).


Con il termine attaccamento si intende un sistema di atteggiamenti e comportamenti che contribuiscono alla formazione di un legame fra due persone. L’attaccamento trae origine dalle relazioni primarie instaurate tra adulto e bambino.

Il termine attaccamento si deve allo psicoanalista Bowlby. Egli riteneva che il bambino, fin dalla nascita, è predisposto ad instaurare un forte legame di attaccamento con la madre. Secondo Bowlby l’attaccamento si sviluppa attraverso varie fasi, che vanno dalla nascita ai 3 anni di vita.

La relazione di attaccamento, tuttavia, è rilevante per l’intero arco della vita dell’individuo. Il legame con la madre, infatti, consente di introiettare nella vita mentale del bambino un modello, chiamato modello operativo interno. Questo schema di relazione sarà poi utilizzato dall’individuo nelle relazioni affettive vissute nel corso della sua esistenza.  

Alcuni studi hanno tentato di valutare i modelli operativi interni dei genitori e di valutare la loro influenza riguardo ai legami di attaccamento dei figli (vd. Castelli e Sbattella, Psicologia del ciclo di vita, 2015). I modelli operativi interni dei genitori vengono valutati attraverso un’intervista. Attraverso questo colloquio viene chiesto ai soggetti di ricordare l’esperienza di attaccamento vissuta nell’infanzia e di valutare la sua influenza per lo sviluppo successivo. Lo studio in questione ha identificato tre tipologie di genitori.

Vi sono i genitori autonomi, che ricordano in modo coerente le loro esperienze infantili, mettendo in luce gli aspetti sia positivi che negativi. La seconda categoria è quella dei genitori rifiutanti, che vogliono mantenere una distanza tra loro stessi e le esperienze vissute, in particolare con riferimento alle esperienze negative. Vi sono infine i genitori preoccupati, che appaiono molto coinvolti dalle esperienze infantili, dando in tal modo l’impressione di essere confusi.

Lo studio ha evidenziato una relazione tra madri autonome e figli dall’attaccamento sicuro. Le madri rifiutanti, invece, tendono ad avere figli con attaccamento evitante. Quelle preoccupate, infine, avrebbero figli con attaccamento ambivalente.

I risultati dello studio non hanno riscontrato una coincidenza perfetta tra queste relazioni. Essi sono comunque parzialmente confermati da studi successivi, i quali hanno rilevato che il modello operativo interno della madre sia in grado di influenzare lo stile di attaccamento del figlio.


sabato 16 gennaio 2016

Lo sviluppo affettivo secondo Erikson

(la presente immagine è tratta dal sito http://vitavis-psyque.com.mx/blog/?cat=21).

Erikson è uno degli esponenti più importanti della psicologia dell’Io. Egli concepisce lo sviluppo dell’individuo in termini psicosociali anziché sessuali. Il fattore sociale viene visto come essenziale nel rapporto con l’ambiente. Senza di esso, infatti, non avverrebbe lo sviluppo della personalità.
Nella teoria di Erikson, a differenza da Freud, l’accento viene posto maggiormente sull’Io anziché sull’Es. All’Io, infatti, viene riconosciuta la peculiarità di coordinarsi con l’ambiente.
L’obiettivo di Erikson è quello di aiutare l’individuo a superare i rischi psicologici legati all’esistenza. Per tale motivo ha individuato otto stadi di sviluppo che abbracciano l’intero ciclo di vita della persona.
Ogni stadio rappresenta un punto critico che attraversa l’Io nel corso dell’esistenza. L’individuo deve pertanto superare il problema centrale dello specifico stadio che si trova a percorrere.
Il primo stadio, che va dalla nascita ad un anno, è quello della fiducia di base opposta alla sfiducia di base. Il compito insito in tale fase è quello di acquisire un senso di fiducia di base nella vita.
Il secondo stadio è quello dell’autonomia opposta alla vergogna (2-3 anni di vita). Il compito evolutivo di questo stadio è quello di acquisire autonomia e indipendenza. In caso di esito negativo verrà generata dubbiosità e insicurezza.
Il terzo stadio è quello dell’iniziativa – senso di colpa (4-5 anni d’età). Il compito evolutivo è rappresentato dal conoscere, esplorare. In caso contrario il bambino svilupperà senso di colpa e d’inferiorità.
Il quarto stadio è chiamato della competenza- inferiorità e coincide con l’età di latenza. Il bambino inizierà a lavorare in gruppo. Ciò gli consentirà di acquisire un senso di competenza e industriosità. In caso contrario si svilupperà dipendenza parentale, senso di inadeguatezza verso l’ambiente e isolamento.
Il quinto stadio è quello dell’identità – dispersione dell’identità e coincide con l’adolescenza. In questo stadio l’adolescente è chiamato a sviluppare il nucleo della sua personalità. In caso contrario si avrà il conformismo e l’adesione passiva a modelli esterni.
Il sesto stadio è chiamato dell’intimità opposta all’isolamento e coincide con l’inizio età adulta. Il giovane deve porre in essere il compito evolutivo di entrare in intimità con una persona di sesso opposto. In caso contrario si avrà l’isolamento.
Il settimo stadio è quello della produttività contrapposta alla stagnazione, che attraversa l’età adulta. Il soggetto deve sapersi porre come guida e come soggetto in grado di trasmettere valori alle nuove generazioni. In caso di mancata riuscita, si avrà senso di vuoto e impoverimento personale.
L’ottavo stadio, infine, è chiamato dell’integrità opposta alla disperazione e coincide con la vecchiaia. L’individuo deve essere in grado di sviluppare l’integrità dell’Io, ossia accettare la propria esistenza ed esserne soddisfatto. In caso contrario si avrà la disperazione, che coincide con il senso di fallimento nei confronti della vita vissuta.

giovedì 14 gennaio 2016

L’adolescente tra crisi, patologia e devianza

(La presente immagine è tratta dal sito http://scienzaesalute.blogosfere.it/2008/12/gli-adolescenti-di-oggi-una-generazione-di-tradizionalisti.html).




L’adolescenza coincide con il periodo della vita dell’individuo che va dai quattordici ai diciotto anni d’età. Questo periodo viene spesso definito come un periodo di crisi. Esso non rappresenta un periodo puntiforme, bensì una fase più o meno lunga caratterizzata dal cambiamento dello sguardo dell’adolescente sul mondo.

Tale cambiamento può essere analizzato secondo la prospettiva cognitivista di Piaget. Tale prospettiva vede lo sviluppo dell’individuo come scandito da fasi che si susseguono. Secondo Piaget la fase iniziale sarebbe quella senso-motoria, seguita da quella pre-operatoria, operatoria concreta e operatoria formale.

L’adolescenza, in quest’ottica, rappresenta il momento in cui il pensiero dell’individuo accede alle sue forme più mature, ossia alla fase operatoria formale. Tali forme sono rappresentate dal pensiero ipotetico-deduttivo.

Il pensiero ipotetico-deduttivo attribuisce all’adolescente capacità autoriflessive e introspettive. Ne consegue il cambiamento della prospettiva sul mondo e quindi l’avvento della crisi in oggetto.

Il periodo adolescenziale, tuttavia, riflette anche tematiche di tipo relazionale. Secondo la prospettiva di Bowlby, infatti, l’individuo basa le relazioni con sé stesso e con gli altri sulla base di rappresentazioni mentali chiamate modelli operativi interni. Ne consegue, secondo tale prospettiva, che l’adolescenza sarebbe caratterizzata da una riorganizzazione delle rappresentazioni rivolte alle figure di attaccamento. In altre parole, si verifica nell’adolescenza una ridefinizione del legame con i genitori ed un intensificarsi dei rapporti nei confronti dei pari.  

La patologia si risconta quando l’adolescente oppone delle resistenze al fluire del cambiamento. C’è patologia, in altre parole, quando l’individuo cerca di evitare la sofferenza implicata nel processo di riorganizzazione psichica e nel mutamento delle relazioni.

Nella fase adolescenziale sono frequenti comportamenti di devianza. Gli esempi più eclatanti sono il vandalismo e il bullismo. Nel vandalismo, l’intenzionalità insita nella distruzione degli oggetti rappresenta una sfida tra sé e il mondo adulto. In questo modo l’adolescente manifesta la volontà di mostrarsi agli adulti.

Nel bullismo, invece, si riscontrano forme di oppressione fisica e psicologica poste in essere da individui o gruppi più potenti nei confronti di un soggetto più debole. Esso è caratterizzato da intenzionalità, persistenza nel tempo e asimmetria di potere. Gli studi nel settore hanno ricondotto le cause di questi fenomeni a numerosi fattori, come ad esempio elementi psicopatologici, genetici o sociali. Recentemente, tuttavia, si è affermata l’idea che le cause di questi fenomeni siano da ricondurre ad una serie complessa di fattori.

Al fine di evitare tali condotte l’intervento preventivo è importante. Di fronte a tali episodi è importante ribadire la necessità delle limitazioni, che costituiscono una guida fondamentale per la crescita. Esse rappresentano un sistema di norme e valori che verrà assimilato dall’adolescente in un periodo di tempo lungo. In quest’ottica, è importante un intervento dei genitori che educhi all’assertività e alla cooperazione, all’espressione dei bisogni, al rispetto dei diritti altrui e alla verbalizzazione delle sensazioni.  I genitori dovranno insegnare ai figli, ad esempio, a riconoscere i comportamenti aggressivi e ad imparare a gestire la rabbia. 

È importante per il genitore riconoscere gli aspetti positivi della condotta dei figli e offrire loro rinforzo. L’adolescente, per crescere, ha infatti bisogno di gratificazioni. Bisogna evitare il cosiddetto effetto alone, che porta ad esprimere giudizi negativi su una pluralità di condotte del figlio. Tale condotta aumenterà la probabilità di compiere azioni errate in futuro.


lunedì 11 gennaio 2016

Lo sviluppo della comunicazione nel primo anno di vita del bambino


Il bambino è in grado di comunicare in un’età precoce. Ciò in quanto è un essere socialmente responsivo e attivo. La sua comunicazione è soprattutto di tipo cinesico. Ciò vuol dire che egli comunica prevalentemente con i gesti. La piena maturazione della capacità comunicativa si avrà con l’acquisizione del linguaggio.

Nella dotazione di partenza del neonato sono importanti le competenze percettive. Esse gli consentono di acquisire informazioni dall’ambiente e di rimanere in contatto con esso. Per il neonato è particolarmente rilevante la percezione fetale della voce materna e la percezione fonetica della lingua.

Nell’ambiente uterino, il feto è raggiunto da rumori provenienti dall’esterno e dall’interno dell’utero. È stato dimostrato che la voce della madre arriva al feto con livelli d’intensità più alti rispetto agli altri suoni. Per questo motivo i neonati preferiscono la voce della madre rispetto alle voci di estranei. I rumori che riproducono quelli fetali hanno l’effetto di tranquillizzare il bambino.

Gli scienziati hanno anche studiato la capacità dei neonati di distinguere i segnali verbali. I neonati possiedono una predisposizione innata nel distinguere i suoni. Ad esempio, riescono a distinguere le occlusive sorde da quelle sonore. Tale abilità è indipendente dalla lingua madre. In seguito si affina, amplificandosi in alcuni aspetti e riducendosi in altri.

La produzione di suoni dipende dall’evoluzione dell’apparato fonetico e dallo sviluppo fonetico. Subito dopo la nascita, l’apparato vocale del neonato gli consente una ridotta capacità di espirazione, se non a bocca aperta. L’evoluzione di tale apparato è comunque rapida, tanto che già a 5-6 mesi viene raggiunto un buon livello.

Nel primo mese di vita il bambino produce suoni di natura vegetativa e collegati al pianto. Il neonato non è consapevole di rivolgere, con il pianto, un segnale comunicativo. Esistono tre tipi di pianto: quello di fame, di dolore e di irritazione. Quest’ultimo è orientato alla richiesta di attenzioni. Per tale motivo assume il carattere della pre-intenzionalità.

A partire dai due mesi di vita iniziano a svilupparsi le vocalizzazioni di non pianto, ossia i suoni di benessere e le risate. Essi vengono emessi quando il bambino è a suo agio e si trova in contatto con la madre.

A 4-6 mesi il bambino stabilizza i suoni delle vocali. Egli può anche produrre le prime consonanti, ponendo in essere la cosiddetta lallazione marginale. Il bambino si inserisce nelle conversazioni dei genitori, come se rispondesse con dei vocalizzi.

A sei-sette mesi compare la lallazione canonica. Il bambino è in grado di produrre sequenze consonante-vocale. Quando la sequenza viene ripetuta più volte si ha la lallazione reduplicata. I bambini pronunciano tale sequenze per il piacere di riprodurre e riascoltare il suono della propria voce.

A 10-12 mesi compare la lallazione variata, in cui il bambino riesce ad utilizzare consonanti diverse accoppiate a vocali uguali o vocali diverse accoppiate a consonanti uguali. Questa fase segna l’inizio della produzione linguistica vera a propria. Iniziano a nascere le prime proto-parole con un obiettivo comunicativo specifico. Lo sviluppo fonologico inizia a combinarsi con quello sintattico e grammaticale.

La competenza sociale del bambino è importante per lo sviluppo delle sue capacità comunicative. Il neonato, fin dalla nascita, è predisposto a porre attenzione agli stimoli di tipo sociale. Egli pone attenzione, in particolare, al volto umano.

Un altro fattore che sostiene le competenze sociali del bambino è il sorriso sociale. Il bambino, subito dopo la nascita, è in grado di ridere soltanto durante il sonno (sorriso endogeno). A due mesi circa, il bambino è in grado di sorridere in risposta ad una lieve stimolazione (sorriso esogeno). Successivamente si verifica il cd. sorriso sociale, in cui il bambino sorride al volto della madre.

Fino a sei mesi di vita il bambino è in grado di porre attenzione ad un solo elemento della realtà della volta. A sei mesi circa il bambino è in grado di distribuire l’attenzione tra l’adulto e l’oggetto. Tale processo è importante perché conduce alla condivisione dell’attenzione. Attraverso essa il bambino e l’adulto pongono la loro attenzione verso un elemento comune della realtà.