giovedì 14 gennaio 2016

L’adolescente tra crisi, patologia e devianza

(La presente immagine è tratta dal sito http://scienzaesalute.blogosfere.it/2008/12/gli-adolescenti-di-oggi-una-generazione-di-tradizionalisti.html).




L’adolescenza coincide con il periodo della vita dell’individuo che va dai quattordici ai diciotto anni d’età. Questo periodo viene spesso definito come un periodo di crisi. Esso non rappresenta un periodo puntiforme, bensì una fase più o meno lunga caratterizzata dal cambiamento dello sguardo dell’adolescente sul mondo.

Tale cambiamento può essere analizzato secondo la prospettiva cognitivista di Piaget. Tale prospettiva vede lo sviluppo dell’individuo come scandito da fasi che si susseguono. Secondo Piaget la fase iniziale sarebbe quella senso-motoria, seguita da quella pre-operatoria, operatoria concreta e operatoria formale.

L’adolescenza, in quest’ottica, rappresenta il momento in cui il pensiero dell’individuo accede alle sue forme più mature, ossia alla fase operatoria formale. Tali forme sono rappresentate dal pensiero ipotetico-deduttivo.

Il pensiero ipotetico-deduttivo attribuisce all’adolescente capacità autoriflessive e introspettive. Ne consegue il cambiamento della prospettiva sul mondo e quindi l’avvento della crisi in oggetto.

Il periodo adolescenziale, tuttavia, riflette anche tematiche di tipo relazionale. Secondo la prospettiva di Bowlby, infatti, l’individuo basa le relazioni con sé stesso e con gli altri sulla base di rappresentazioni mentali chiamate modelli operativi interni. Ne consegue, secondo tale prospettiva, che l’adolescenza sarebbe caratterizzata da una riorganizzazione delle rappresentazioni rivolte alle figure di attaccamento. In altre parole, si verifica nell’adolescenza una ridefinizione del legame con i genitori ed un intensificarsi dei rapporti nei confronti dei pari.  

La patologia si risconta quando l’adolescente oppone delle resistenze al fluire del cambiamento. C’è patologia, in altre parole, quando l’individuo cerca di evitare la sofferenza implicata nel processo di riorganizzazione psichica e nel mutamento delle relazioni.

Nella fase adolescenziale sono frequenti comportamenti di devianza. Gli esempi più eclatanti sono il vandalismo e il bullismo. Nel vandalismo, l’intenzionalità insita nella distruzione degli oggetti rappresenta una sfida tra sé e il mondo adulto. In questo modo l’adolescente manifesta la volontà di mostrarsi agli adulti.

Nel bullismo, invece, si riscontrano forme di oppressione fisica e psicologica poste in essere da individui o gruppi più potenti nei confronti di un soggetto più debole. Esso è caratterizzato da intenzionalità, persistenza nel tempo e asimmetria di potere. Gli studi nel settore hanno ricondotto le cause di questi fenomeni a numerosi fattori, come ad esempio elementi psicopatologici, genetici o sociali. Recentemente, tuttavia, si è affermata l’idea che le cause di questi fenomeni siano da ricondurre ad una serie complessa di fattori.

Al fine di evitare tali condotte l’intervento preventivo è importante. Di fronte a tali episodi è importante ribadire la necessità delle limitazioni, che costituiscono una guida fondamentale per la crescita. Esse rappresentano un sistema di norme e valori che verrà assimilato dall’adolescente in un periodo di tempo lungo. In quest’ottica, è importante un intervento dei genitori che educhi all’assertività e alla cooperazione, all’espressione dei bisogni, al rispetto dei diritti altrui e alla verbalizzazione delle sensazioni.  I genitori dovranno insegnare ai figli, ad esempio, a riconoscere i comportamenti aggressivi e ad imparare a gestire la rabbia. 

È importante per il genitore riconoscere gli aspetti positivi della condotta dei figli e offrire loro rinforzo. L’adolescente, per crescere, ha infatti bisogno di gratificazioni. Bisogna evitare il cosiddetto effetto alone, che porta ad esprimere giudizi negativi su una pluralità di condotte del figlio. Tale condotta aumenterà la probabilità di compiere azioni errate in futuro.


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