(la presente immagine è tratta dal sito http://iperteam.com/2015/01/13/paura).
La paura è uno stato emotivo dell’individuo
di fronte ad un pericolo reale o immaginario. Questo stato emotivo annulla o
diminuisce le difese del soggetto per un determinato periodo di tempo.
La paura deve essere intesa come un
processo in cui vengono in rilievo vari aspetti della persona. Essa, infatti,
va vista come un processo di interazione tra l’individuo e l’ambiente.
Dal punto di vista delle neuroscienze
sono stati individuati tre circuiti neuronali alla base della paura. Il primo è
quello più antico. Questo sistema fa in modo che il corpo, di fronte alla
paura, reagisca come in uno stato di paralisi. Questo circuito segnala uno
stato di emergenza o allarme, con tutta una serie di altre reazioni fisiche
come ad esempio il battito accelerato.
Il secondo circuito è quello
razionale e ci permette di valutare la paura in modo tale da trovare delle
soluzioni utili a superarla.
Il terzo circuito è quello conscio,
che ci permette di valutare le opzioni emerse dal circuito razionale.
Affinché la paura abbia luogo,
tuttavia, sono necessari dei meccanismi cognitivi di valutazione supportati da
risposte comportamentali del soggetto.
Le diverse paure dell’individuo
possono essere schematizzate in base all’età (Farina, 2015).
Alla nascita, infatti, la paura del
bambino si focalizza verso i rumori forti o il dolore. A due-tre anni sorge la
paura di persone sconosciute e di nuovi luoghi ed emerge la paura del buio.
A quattro-cinque anni sorgono le
paure riferite a personaggi immaginari, come i fantasmi o il lupo.
In età scolare compaiono le paure
legate ad esperienze negative, come ad esempio un animale che ha morso o un
incidente.
Nel corso dell’adolescenza la paura
si sposta ai contesti sociali. Il ragazzo inizia ad avere paura della
valutazione o di essere deriso.
Nel corso della crescita varia il
modo in cui si gestiscono le paure. Da una fase iniziale di dipendenza, il
bambino riesce a gestire le paure da solo.
Le paure, tuttavia, non vanno mai
represse, bensì vanno ascoltate e trasformate da elementi non pensabili ad
elementi pensabili (cosiddetti elementi alfa; Dafter, 1996).
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